A 37 anni con 3 bambini piccoli forse non sarebbe stato proprio il momento adatto per cominciare una cosa nuova come il teatro, eppure per me è stato così, 3 anni fa ho deciso di non lasciare più rinchiuso in un cassetto, in un angolo recondito del cuore, il desiderio di riprendere in mano l’esperienza meravigliosa del teatro che seppur in modo molto amatoriale avevo vissuti ai tempi delle scuole superiori e dell’università. Ho lottato per poter riprendere in mano questa parte di me stessa, dico lottato perché coltivare una cosa così non è facile nell’organizzazione domestica con tre bimbi piccoli. E ora so che è una delle cose migliori che io abbia mai fatto.

Ricordo ancora il giorno in cui ho fatto una lezione prova in una scuola di teatro molto lontana da casa mia di cui avevo sentito parlare e tornavo a casa un po’ triste perché mi ero resa conto che mi sarebbe stato impossibile seguire quel corso così lontano. E così nel tornare alla macchina ho cercato quasi freneticamente su Internet i riferimenti di scuole di teatro più vicine a me e quasi per caso ho trovato il numero della scuola del Teatro della Verità, e chiamando Mirko -il nostro maestro- ho scoperto che la lezione prova sarebbe stata proprio il giorno dopo! Avevo intenzione di fare più prove in più posti ma quando ho fatto la prova al Teatro della Verità non ho avuto dubbi che sarebbe stato il mio luogo. Ricordo ancora noi seduti a terra in cerchio attorno a Mirko che ci chiedeva perché avevamo scelto di fare teatro, il suo sguardo appassionato quando ci raccontava cosa voleva dire Teatro della Verità, che il teatro non è finzione, non è recitare, ma lasciar emergere ed esprimere la verità delle emozioni. A partire dalle proprie emozioni fino a incarnare le emozioni di un altro. Mentre lo ascoltavo ho capito perché desideravo fare teatro, riprenderlo in mano, perché per me era il modo migliore di ritrovare me stessa, di essere vera, di ritrovare la possibilità di esprimere col corpo e con le parole i miei vissuti e i miei sentimenti, fino ad arrivare davvero a quella cosa magica che dice Mirko che è prestare il proprio corpo a un altro per vivere i suoi sentimenti, e forse un giorno arriverò anche lì!

 Ed allora è così forte questa sensazione di essere me stessa, di essere libera che ogni settimana ho sempre lottato per essere fedele a questo appuntamento, uno dei pochi appuntamenti che per me non è obbligo ma è finalmente un momento mio, che desidero, che voglio e che mi rigenera. Questo è il motivo per il quale in due anni e mezzo ho fatto solo due assenze, perché solo pensiero di perdermi una cosa bella che sarebbe stata fatta quel giovedì mi dispiaceva proprio, e ogni giovedì tornando a casa infatti pensavo “Pensa se non fossi venuta oggi!”.

Le emozioni provate durante il laboratorio sono impresse in me con una grande vivezza, come uno delle prime lezioni, nella quale avremmo dovuto far nascere in noi una storia a partire da una musica e viverla prima attraverso il corpo, in modo da esprimerla parole con una maggiore vivezza. Ricordo ancora che è nata in una storia legata ai miei vissuti che ha tirato fuori delle emozioni così vere che non sapevo di avere.

O come quando ho scoperto con meraviglia la bellezza di passare mezz’ora a muovermi al rallentatore gustando ogni movimento con una calma e una percezione del mio corpo così diversa dal solito…potrei continuare per ore citando quasi ogni laboratorio che abbiamo fatto. Però mi viene in mente una cosa in particolare, che all’inizio del laboratorio quando Mirko ci diceva “Non c’è una cosa giusta e una cosa sbagliata, per me sbagliate  solo se recitate qualcosa senza sentirlo dentro, se non vivete davvero il sentimento che volete esprimere, se invece quello che fate nasce da una emozione vera è vero e quindi va bene”. Per me era molto difficile perché ho sempre vissuto sotto lo sguardo e il giudizio degli altri, e all’inizio non riuscivo a vivere con libertà, mi chiedevo che cosa si aspettasse o meno Mirko in un esercizio. Ma poi col tempo questa libertà l’ho imparata davvero, ora mi accorgo come nel laboratorio il mio pensiero non è “come si aspetta Mirko che faccia questo movimento o come io esprima questa emozione”, ma seguo la verità di quello che nasce in me.

Per non parlare della bellezza inesprimibile che è stare sul palco! Dopo aver provato per tanto tempo uno spettacolo trovarsi lì è qualcosa di meraviglioso, non esiste più nulla intorno e tu diventi qualcun altro ed è una sensazione così strana non preoccuparsi di quello che devi dire anche se un minuto prima di entrare nel parco avevi paura di sbagliare… Ma trovarsi lì dentro sul palco semplicemente a vivere sotto gli occhi del pubblico una vita diversa con tutte le sue emozioni. Non posso esprimere abbastanza bene a parole quello che per me è questa esperienza di teatro, sia il laboratorio che lo stare sul palco, e penso davvero che lo potrà capire solo chi lo vive.

E a me questa bellezza e questa libertà mancano tantissimo in questo momento di quarantena. Anche nella frenesia della vita “normale” a me bastava la serata di Teatro e non chiedevo nient’altro per poter essere rigenerata durante la settimana, anche se fosse stato l’unico momento per me andava bene. E anche ora vorrei che fosse così, in questo periodo che per me purtroppo altrettanto frenetico per le videolezioni a distanza devo fare come insegnante e quelle  nelle quali devo aiutare le mie figlie…e invece mi manca e non ho questo momento tutto mio di libertà e di bellezza.

Quello che dopo 20 anni ho ritrovato ora lo vedo lontano ed è difficile anche studiare il copione, con le persone lontane con cui non poter condividere il cammino. Anche se so che questo momento di distanza è stato necessario per il bene e l salute di tutti, spero col cuore che mi sia data la possibilità presto di tornare a vivere qualcosa che per me non è secondario. Si è detti “non di solo pane vive l’uomo”…ecco per me vale anche per la bellezza dell’arte, non solo a livello professionistico ma anche per noi!

Debora Cavallone

Allieva Corso teatrale Intermedi

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